Ieri, 16 Maggio 2019, presso il Cinema Bellarmino di Taranto, gli studenti e i docenti delle scuole aderenti alla Rete “Taranto Legge” (Liceo Archita, Liceo Aristosseno, Liceo Ferraris-Quinto Ennio, I.I.S.S. Mariapia e I.I.S.S. Pitagora) sono stati invitati dall’Associazione Magistrati di Taranto a vedere il film Sulla mia pelle, incentrato sulla storia di Stefano Cucchi, di cui sui media si parla ormai da dieci anni.
Lo scopo dell’iniziativa “Anticorpi di Stato” è stato quello di diffondere un messaggio molto forte: nonostante gli errori che purtroppo si verificano nel corso di alcuni processi, non bisogna perdere la fiducia in quelli che sono, per noi cittadini, validi punti di riferimento, quali le stesse istituzioni. Pertanto, bisogna essere a conoscenza del fatto che l’articolo 109 della Costituzione Italiana rivendica la dipendenza della Polizia Giudiziaria dall’Autorità giudiziaria, che, in totale autonomia politica, deve rappresentare un faro di speranza nel momento in cui sembra che le cose non vadano come dovrebbero andare e che le istituzioni non stiano adottando atteggiamenti corretti di fronte ad alcune situazioni.
Raccontare la tragica storia di Stefano Cucchi non deve essere stato semplice, né dal punto di vista interpretativo, né tantomeno da quello sociale, visto che il giovane non appare certo uno stinco di santo; portare sul grande schermo una storia che, visionata da un pubblico attento, porta alla messa in discussione delle autorità e delle istituzioni nelle quali i cittadini sono portati a riporre fiducia, è molto complicato.
“Sulla mia pelle” racconta, infatti, l’agonia degli ultimi giorni di un ragazzo che, posto sotto accusa, si ritrova svuotato di ogni traccia di identità e viene identificato esclusivamente con un numero di fascicolo, sballottato tra una caserma e l’altra di Carabinieri e Polizia della Capitale. Durante il processo e i vari interrogatori a cui Cucchi viene sottoposto, giudice e funzionari non trovano il coraggio di volgere lo sguardo al suo viso sfigurato. Continuare a credere che la causa degli evidenti ematomi che Stefano Cucchi presentava sul suo volto fosse una caduta dalle scale era sicuramente più facile che dubitare dell’operato delle Forze armate, anche da parte dei medici che lo visitavano. Fatto letale per lo stesso Cucchi che, vedendosi sottratta anche la possibilità di contattare il proprio avvocato, perde la vita pochi giorni dopo essere stato arrestato. Anche la famiglia del trentenne perde la sua identità di soggetto di diritto, visto che la burocrazia le nega la possibilità di visitare il congiunto prima che muoia.
Un “pugno nello stomaco”, questo film, per usare le parole del Questore di Taranto, Dott. Bellassai, presente all’evento.
Si tratta prima di tutto di prendere coscienza del fatto che in Italia, e nel mondo in generale, è necessaria la rivalutazione di un grande valore spesso sottovalutato, talvolta dimenticato, che è l’UMANITA’. Bisogna prendere coscienza dell’indifferenza dei medici e delle autorità di fronte alla drammatica agonia di un essere umano. Un’indifferenza che fa paura, soprattutto se presentata ad un pubblico di adolescenti.
La fiducia del cittadino nelle forze dell’ordine va, dunque, riguadagnata, nella consapevolezza che gli “anticorpi” dello Stato possano “guarire” alcune “malattie” dell’intero sistema, come ha affermato la Dott.ssa Misserini, intervistata dal giornalista Di Leo.
Carla Lovero VAS- Liceo “Archita”